Il Gigiàt, leggendario animale della Val Masino

Gigiàt, rappresentazione su una casa a San Martino - photo by flaviopontiggia.altervista.orgUna figura che fa certamente parte dei miti e delle credenze popolari è il “Gigiàt” , un gigantesco e mostruoso essere originario di una vallata ben precisa, la Val Masino, una valle lombarda in provincia di Sondrio afferente alla Valtellina.

Il “Gigiàt”, anche se non è mai stato specificato con precisione, è un'animale leggendario di gigantesche dimensioni, un incrocio tra un caprone e un camoscio (o stambecco) dal pelo foltissimo (che si fa tosare ogni primavera).

Il capo è fortemente sproporzionato rispetto al resto del corpo con delle gigantesche corna; le zampe anteriori hanno degli unghioni, mentre quelle posteriori hanno zoccoli prensili. Sicuramente oltre a quanto già descritto un altro dato certo pare sia il suo odore : nauseante e di caprone selvatico. Come già accennato la sua fisionomia è abbastanza dubbia in quanto pare si faccia avvistare molto raramente e solamente agli occhi attenti delle Guide Alpine e degli storici Rifugisti della Val Masino, che nelle fredde serate davanti al caminetto hanno sempre raccontato delle sue gesta.

Con più precisione il suo territorio lo si potrebbe estendere alle valli Porcellizzo, del Ferro, Qualido e di Zocca, ma la questione è controversa perché altri ritengono sia presente anche a sud-ovest, cioè nelle valli dell’Oro, della Merdarola e di Spluga, e ad est, cioè nelle valli Torrone, Cameraccio e di Preda Rossa, affermando che i Corni Bruciati rappresentino il limite orientale del suo territorio.

Per quanto riguarda il periodo invernale, sempre con estrema cautela, si spinge fino al fondovalle nelle vicinanze dei centri abitati. Il Gigiàt può essere considerato quindi l'animale simbolo e leggendario di queste vallate; egli si muove con grandissima disinvoltura in montagna, nulla lo spaventa e riesce a risalire le cenge più impervie e a sfidare i precipizi più severi. Sembra che le leggi di gravità gli facciano un baffo!

 

La natura dell'animale è da considerarsi bonaria, molti sono gli episodi che raccontano i gestori dei Rifugi su questo essere, la più famosa è quella raccontata da Giacomo Fiorelli, gestore del Rifugio Gianetti. Il grandissimo alpinista un bel giorno si trovò poco prima della vetta del Pizzo Badile, montagna che Giacomo conosceva molto bene. Nonostante la sua grande esperienza, scivolò su un pendio ghiacciato e per fortuna si appese ad uno spuntone di roccia a penzoloni sul barato. In enorme difficoltà Giacomo sentì l'odore dell'animale, il Gigiàt apparve sopra di lui con il suo folto pelo che cadeva. Giacomo allungò la mano afferrando il manto dell'animale e in un attimo il Gigiàt lo sollevò portandolo in salvo.

Altri però gli attribuiscono una natura molto violenta, ritenendolo un'animale capace di tutto, fondamentalmente erbivoro ma con la necessità ogni tanto di integrare la sua dieta con qualche escursionista solitario. Una chiave per interpretare la vera natura del Gigiàt, che sia buona o cattiva, ci è fornita da un dipinto ben visibile su una casa a San Martino, qui una dicitura lo inquadra come un essere clemente e pacifico con chi è buono e fa del bene, ma al contrario severo e feroce verso il malvagio.

 

Un'altra storia che lo ritrae protagonista e mette in discussione la sua esistenza o meno è quella di un ricco e stravagante signore di Morbegno che amava collezionare nella sua dimora gli oggetti più strani della Valtellina. Egli pensava di avere praticamente ogni oggetto, quando un bel giorno due giovani di San Martino gli dissero che avevano avvistato un animale gigantesco con lunghe corna e pelo caprino. L'uomo sopraffatto da tanta voglia di averlo nella sua collezione, anticipò ai due giovani un'abbondante somma di denaro. Dei giovani e del Gigiat però non se ne ebbe più traccia.

Molte altre volte ne fu provata l'esistenza e a questo proposito vi vogliamo narrare del Carnevale di Morbegno del 1956. Durante questa festa un gruppo di abitanti delle Valli portarono a sfilare un gigantesco Gigiàt sotto gli occhi increduli dei cittadini di Morbegno. L'animale era però una burla, era infatti un grosso asino al quale erano state applicate gigantesche corna e delle pellicce.

Le credenze popolari del Gigiàt si sono però estese anche ad altre zone, come la vicina Costiera dei Cech e la bassa Valtellina.

Dopo tutto questo racconto e dopo aver letto le varie testimonianze possiamo dire che nulla è certo per quanto riguarda il Gigiàt, l'unica certezza è che si tratta di un essere leggendario sempre protagonista dei racconti degli anziani, delle Guide Alpine e dei Rifugisti, che nelle fredde notti di montagna raccontano le prodi gesta di questo fantastico essere.


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