Tita Piaz , il Diavolo delle Dolomiti

Tita Piaz , detto il "Diavolo delle Dolomiti"

 

Tita Piaz è un nome che nelle Dolomiti risuona spesso di cima in cima, tanto che la sua fama di grandissimo alpinista e scalatore è riuscita a spingersi ben oltre i confini nazionali, partendo dal suo piccolo paese in Val di Fassa, per la precisione Pera di Fassa (Tn), dove il 13 Ottobre 1879 è nato ed ha avuto origine il suo mito.

 

Tita Piaz, detto anche il "Diavolo delle Dolomiti", ha avuto il merito di aprire, tra la fine dell'800 e i primi decenni del '900, un'infinità di vie d'arrampicata sulle Dolomiti prima, e sul resto delle Alpi in seguito.

Tra le prime, grandi imprese dell'alpinista fassano, bisogna ricordare la scalata in solitaria della Torre Winkler (2821 mt.), nel gruppo del Catinaccio, e la salita alla Punta Emma, nello stesso massiccio, il cui nome è stato ispirato dalla cameriera del Rifugio Vajolet, sottostante la vetta.

Negli anni successivi Tita Piaz sposa Marietta Rizzi, allora figlia del Gestore del Rifugio Vajolet

Fa della Montagna la sua professione, diventando ben presto Guida Alpina

Per il giovane Tita Piaz questi sono gli anni più fiorenti, nel giro di pochissimo tempo apre una cinquantina di nuove vie; tra cui 32 nelle montagne della Val di Fassa, 16 sulle Dolomiti orientali e due nel gruppo del Kaisergebirge (Tirolo austriaco)

L'amicizia con il grande scalatore tedesco Paur Preuss, inoltre, ha certamente contribuito ad accrescere la popolarità di Tita Piaz, soprattutto oltralpe, dove si fece protagonista di imprese alpinistiche di tutto rispetto, come la Ovest del Totenkirchl, nel gruppo del Kaisergebirge.

La sua arrampicata era per l'epoca assolutamente spettacolare, una continua ricerca della perfezione e della pulizia dei gesti; attraverso la sua grandissima esperienza mette a punto nuove tecnica, tra cui la famosa “discesa in corda doppia”

Tita Piaz, tuttavia, non fu solamente un grande scalatore ma anche un uomo socialmente e politicamente impegnato, tanto che dovette subire la dolorosa esperienza della prigione durante il periodo fascista, a causa della sua lotta per gli ideali partigiani.

Questo impegno politico contribuì anche a promuovere la sua attività di guida alpina, tanto che tra i suoi clienti potè annoverare anche il Re del Belgio Alberto I, con il quale si legò in una profonda amicizia, tanto da dedicargli il rifugio costruito di sua iniziativa ai piedi delle Torri del Vajolet (ancora oggi chiamato Rifugio Re Alberto I).

Tita Piaz aveva inoltre capito l'importanza del turismo per sviluppare l'economia della sua vallata, ai tempi estremamente povera, tanto che costruì nel 1907 sul Passo Pordoi un albergo per ospitare i passanti, il Col di Lana, struttura oggi ancora presente ed attiva.

È stato anche un apprezzato poeta e scrittore in Lingua ladina fassana

 

La morte del Diavolo delle Dolomiti, avvenuta a Pera di Fassa (il suo paese nativo del quale diventò anche Sindaco) nel 1948, sembra quasi una presa in giro per un uomo protagonista di tante imprese alpinistiche: una banale caduta in bicicletta, nel centro del paese.

La memoria di Tita Piaz resta però ancora oggi estremamente viva in tutta la Val di Fassa, che ricorda con orgoglio l'uomo che ha rivoluzionato l'ambiente alpinistico dolomitico a inizio 900.


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