La fama contrastata di Walter Bonatti

Walter Bonatti

 

Non sono poche le persone, anche autorevoli, che hanno definito Walter bonatti il più grande
alpinista di tutti i tempi (soprannominato il Re delle Alpi), anche in tempi non sospetti e lontani dalla retorica celebrativa del periodo successivo alla sua scomparsa, avvenuta quasi improvvisamente nel settembre del 2011.

Walter Bonatti ha dedicato la sua vita, oltre che alla Montagna; anche ai Viaggi, alla Scoperte, ai libri e si impegnò sempre moltissimo nel Sociale.

 

Bonatti nasce a Bergamo il 22 Giugno del 1930, unico figlio, pratica fin dall'infanzia ginnastica e attività fisica.

Con il passare degli anni inizia la sua passione per la Montagna, inizia a frequentare le Prealpi e cime del Lecchese, cercando fin da subito di risolvere i problemi alpinistici più complessi per l'epoca, ripetendo in brevissimo tempo le vie più dure e cercando sempre il limite.

Walter però, come spesso accadeva per gli alpinisti dell'epoca, frequentava la montagna solamente la domenica, dopo turni massacranti come operaio nell'acciaieria Falk.

 

La sua carriera Alpinistica parte però ufficialmente nel 1949, dove ripete la via Ratti-Vitali sulla parete ovest della Aiguille Noire de Peuterey, la via di Cassin sulla parete nord delle Grandes Jorasses e la via di Vitale Bramani/Ettore Castiglioni sulla parete nord-ovest del Pizzo Badile

L'anno successivo, il 1950, tenta per ben due volte il Grand Capucin, ma è costretto per via del meteo a rinunciare. Nel 1951 si ripresenta più forte che mai e riesce nel suo intento di aprire una via sull'allora inviolato Grand Capucin, nel gruppo del Monte Bianco, per la prima volta una Via porta il suo nome.

 

Negli anni successivi tenta l'Aiguille Noire de Peuterey per la cresta sud con Roberto Bignami, nel 1953 è chiamato alle Armi e nel 1954 prende il titolo di Guida Alpina

Nel 1956 avviene una delle sue imprese più grandi, l'attraversata scialpinistica delle Alpi, della durata di 66 giorni complessivi con 1795 km percorsi e 136.000 m di dislivello

 

L'alpinismo però non porta solo grandi soddisfazioni nel giovane Walter Bonatti, ma anche qualche amara delusione, forse troppo forte per i suoi 24anni, come quella avvenuta sul K2.

Nel 1954 infatti partecipò alla spedizione di Ardito Desio che sancì la conquista della seconda vetta più alta del mondo da parte di una spedizione italiana. Walter era il mebro più giovane del gruppo.

A seguito di questa spedizione uscì una forte polemica, solamente pochi anni fa (nel 2004) il Cai ha deciso di porre chiarezza sulla vicenda, riconoscendo a Bonatti un ruolo fondamentale nel rifornimento di ossigeno a favore dei due capicordata, Lino Lacedelli e Achille Compagnoni, che raggiunsero effettivamente la cima.

Walter Bonatti e lo Sherpa Mahdi avevano infatti il compito di trasportare le bombole di ossigeno al campo più alto, dove ad attenderli c'erano Lacedelli e Compagnoni, a causa di un “disguido” di intesa sulla posizione del campo è costretto a bivaccare una notte all'aperto a oltre 8000 metri, nel pieno della cosiddetta "zona della morte" in quanto i due compagni di scalata non avevano rispettato l'accordo di montare il campo ad una certa quota; Walter Bonatti è stato per decenni infamato di aver ostacolato impresa e messo in pericolo la vita degli altri due alpinisti, quando in realtà i fatti dimostrarono l'esatto contrario.

Rimasto fortemente scottato e deluso da questo fatto decide di intraprendere solamente spedizioni in solitaria

 

Nel 1955 arriva nel territorio del Monte Bianco, dove nello stesso compie una delle sue più grandi imprese assolute: in sei giorni scala in solitaria il pilastro sud-ovest del Petit Dru

Per superare l'ultimo tratto della scalata, rappresentato da una parete liscissima, effettua il famoso Pendolo, che gli consente di uscire dalla situazione di stallo e raggiungere la cima

 

Nel 1956 effettua con l'amico/cliente Silvano Gheser, l'ascensione invernale della Via della Poire sul versante della Brenva del Monte Bianco.

Purtroppo le cose non vanno bene e al sopraggiungere di una tempesta sono costretti ad un bivacco di oltre 18 ore di durata a 4100 metri

Insieme a Bonatti era presente un'altra spedizione che aveva in progetto lo sperone della Brenva; essendo entrambi nelle medesime disperate condizioni decidono di consultarsi e di trovare una soluzione.

Walter decide di risalire la vetta del Bianco e di scendere per la via normale, una scelta sicuramente più sicura ma tecnicamente più complessa e dispendiosa di energie.

Dopo una notte trascorsa in bivacco in un crepaccio a 4600 e l'amico Gheser in gravissime condizioni ( li verranno amputate entrambe le dita dei piedi e una mano), vengono raggiunti e salvati il 30 dicembre al Rifugio Gonella dalle Guide Alpine di Courmayeur.

Nel 1957 Bonatti si stabilirà anche lui a Cormayeur per trascorrere un lungo periodo di convalescenza resosi necessario per i postumi dell'ultima ascensione

 

Nel 1958 iniziano le sue spedizione extraeuropee, Bonatti si trasferisce in Patagonia dove conquista il Cerro Adela, il Cerro Doblado, il Cerro Grande e il Cerro Luca

Sempre nel 1958 Bonatti partecipa alla spedizione nella regione himalayana del Karakorum diretta da Riccardo Cassin. Assieme con Mauri il 6 agosto raggiunge la vetta del Gasherbrum IV (7.925 m) senza servirsi di bombole d'ossigeno

 

Nel 1961 effettua con Oggioni e Gallieni un tentativo di scalata del Pilone Centrale del Freney, durante la salita incontra una cordata francese, Bonatti decide di unirsi nell'ambizioso progetto.

Purtroppo a 100 metri dalla cima una violenta tempesta di neve blocca il gruppo in parete, impossibilitati a salire e a scendere.

Dopo 3 giorni Bonatti e gli altri decidono di scendere, ma solamente lo stesso Bonatti, Gallieni e Mazeaud riusciranno a giungere vivi a valle. Gli altri quattro moriranno per lo sfinimento

 

Il 22 febbraio del 1965 Bonatti chiude la propria carriera alpinistica con un'altra impresa considerata straordinaria, aprendo in cinque giorni una via nuova in solitaria invernale sulla mitica parete nord del Cervino, sommando così in un'unica scalata tre diversi exploit: la prima ascesa in solitaria della parete, la prima salita invernale della stessa e l'apertura di una nuova via.

Bonatti ha solo 35 anni e questa impresa gli vale che gli vale la Medaglia d'oro della Presidenza della Repubblica

 

Ancora più interessante, e forse più originale, fu l'ultima parte della carriera alpinistica di Walter Bonatti, in cui si dedico alle grandi spedizioni esplorative: la Patagonia, dove non si fece mancare imprese alpinistiche di rilievo (come il tentativo, poi fallito, al Cerro Torre), ma anche l'Africa e le spedizioni nelle isole del lontano Oceano Pacifico, il Congo, la Nuova Guinea, L'australia, l'Antartide e molte altre

La ferma convinzione nel voler riuscire nelle imprese solamente con le proprie forze, rese Walter Bonatti un personaggio ammirato in tutto il mondo, nonostante la sporcizia rovesciatagli addosso dal "caso K2".

Solamente dopo la revisione da parte del CAI della vicenda K2, Bonatti accetterà di partecipare a trasmissioni televisive

 

Con l'attrice e scrittrice Rossana Podestà, sua compagna , passò gli anni più felici della sua vita.

Nel 2011 gli venne diagnosticato un terribile tumore e il 14 settembre 2011 all'età di 81 anni morì. Rossana Podestà fu allontanata dal letto di morte dal personale medico, con la motivazione che la coppia non era unita in matrimonio

 

Walter Bonatti, il Rè delle Alpi, lo vogliamo quindi ricordare così; un amante delle vette, un po' pazzo e un po' incosciente senza ombra di dubbio, ma soprattutto un uomo, altruista ed onesto.

Era entrato nel cuore della gente della sua città, Lecco, dove centinaia e centinaia di persone hanno reso omaggio alla sua salma, quasi fosse un'autorità.

 


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