Storia e Nascita delle Vie Ferrate

Decisamente non è di via ferrata che si può parlare, ma nel lontano 1492(anno della scoperta dell'America) Antoine de Ville, capitano dell'esercito Francese, costruì una scala a pioli per salire sul Monte Anguille; con lui salì anche il resto della compagnia di soldati.

Passarono quasi 500anni prima di osservare nuovamente installazioni artificiali per facilitare le salite di montagna. Attorto al 1843 il Prof. Friedrich (1813-1896) grande esploratore delle montagne del Dachstein, dopo aver raggiunto la cima del' Hocher Daschein per diversi itinerari, allestì la prima vera "via ferrata" di tutti i tempi composta da circa 190 metri di cavo d'acciaio, chiodi ed anelli in ferro oltre ad una scala di quasi 5 metri fissata sull'orlo di un precipizio.

Passarono da quel tempo oltre venticinque anni e nel 1869, venne preparata una nuova via ferrata di tutto rispetto ad opera dei pionieri dell'alpinismo di quei tempi dai quali scaturì l'idea di facilitare la scalata della bellissima cresta Sud-occidentale del Grossglockner.

Per facilitare ciò vennero praticati dei fori con scalpelli a croce nei quali si posizionarono dei chiodi in ferro fermati da opportuna piombatura. A questi chiodi furono fissate delle funi metalliche , anch'esse fermate in asole "ridanciate" con fascette di ferro opportunamente piombate.

Nello stesso anno, sempre sul Grossglockner probabilmente a seguito del successo ottenuto da questa prima via ferrata, i tedeschi Thomas Rupert e Michel Groder iniziarono la costruzione di un itinerario attrezzato che percorreva la difficile "via Studl".

Dopo un lavoro incessante, durato due mesi, i tre alpinisti ebbero ragione di questa nuova ed entusiasmante via ferrata. Venne inaugurata il 5 agosto ed in quel giorno si disse che la via era attrezzata con 400 metri di cavo d'acciaio, moltissimi chiodi in ferro e per la prima volta furono fissati dei gradini di appoggio. Questa ciclopica opera (per quel tempo) non fu sufficiente ad attenuare le difficoltà della "via" che rimase per molto tempo una scalata di rilievo nonostante il rifacimento in "via ferrata".

Il tempo, le condizioni metereologiche, il peso della neve e di fulmini presero ben presto il sopravvento sugli infissi metallici e la " Via Studi" impoverita di cavi e gradini, tornò ad essere una via di tutto rispetto, come era in origine.

Questo periodo storico, certamente da iscriversi quale inizio della costruzione di vie ferrati per fini ludici, ebbe inizio alle spinte di Johann Studl (1929-1925) uno fra i più grandi alpinisti di quel tempo e profondo conoscitore delle pareti del Grossglockner.

E' necessario ricordarlo, anche se i messaggi storici sono poco nitidi, che nel 1834 un certo Dott. Dietrich, medico di Monaco in vacanza a Partenkirchen, affermò che non appena fosse appena conquistata la cima della Zugspitze una successiva attrezzatura della via di salita ne avrebbe sfatato il mito e le avrebbe fatto perdere la fama di montagna impossibile. Solo 39 anni più tardi (1873), grazie al lavoro dei gestori del rifugio Knorr, venne ultimata la via ferrata della Zugspitze.

Successivamente vennero fissate corde d'acciaio su itinerari escursionistici per facilitare e rendere sicuri tratti di roccia ghiacciata. Ma non si poteva parlare, in questo senso, di vie ferrate.

Passaggi ferrati si trovano ancora oggi su Grossglockner, sul Dachstein, sull'Ortles, sul Watzmannspitze, l'Helibronner Weg nell'Algovia e su altre montagne, ma la vera traccia degli iniziatori di questa particolare storia si è ormai persa nel tempo.

Si deve risalire al 1893 in Italia a vedere qualche cosa muoversi, in questo anno viene infatti realizzata la ferrata Aristide Bruni al Monte Procinto, nelle Alpi Apuane in Toscana

Qualche anno più tardi, nel 1903, ricordiamo anche la l'Hans Seyffert Weg sulla cresta occidentale della Marmolada. Ma la concezione di via ferrata non è ancora ben definita. Si attrezzano brevi tratti molto difficili su itinerari complessivamente facili. A quel tempo, nel passaggio al nuovo secolo e prima della guerra mondiale, diverse associazioni non propriamente alpinistiche vollero allestire una via ferrata come monumento a ricordo della propria storia.

Nel 1910, sulle Alpi Giulie, in occasione del quarantennale dell'associazione alpinistica di Villach, venne attrezzato il passaggio più difficile e più impervio della parete settentrionale dello Jof di Montasio, scalato per la prima volta nel 1902 dall'alpinista julius Kugy.

Ed ancora nel 1912,grazie all'opera dei volontari della sezione Pobnek durante il loro 25° anniversario di fondazione, venne allestito una tra i più arditi tratti ferrati sulla parete Nord occidentale del Piz de Ciavazes al Passo Sella che seguiva l'itinerario degli alpinisti bolzanini Haupt e Mayr.

 Nel 1915 venne attrezzata l'impervia cresta rocciosa tra la Zugspitze e l'Hochblassen aprendo, anche con questo particolare modo di intendere la montagna, la via ai collegamenti della rete sentieristica di alto livello.

Certamente gli intendimenti dei primi costruttori di vie ferrati non erano quelli dedicati all'utilizzo bellico tuttavia, durante la guerra mondiale, l'impiego di questa filosofia venne adottata su molte montagne di confine.

Si ricorda ancora l'Ortles, le Dolomiti Trentine e Venete sino alle Alpi Giulie per finire all'Isonzo. I soldati costruirono nuovi sentieri, fissarono scale in legno agganciate ad uncini in ferro, stesero tratti di cavi d'acciaio ed utilizzarono molta corda in canapa. Scavarono vie sotterranee e gallerie in salita per il facile raggiungimento delle varie postazioni di sparo.

Il Lagazuoi, il Monte Paterno, La Tofana di Roces ed altre grandi montagne dolomitiche furono teatri di grandi e furiose battaglie ed allo stesso tempo mantennero la continuazione storica delle vie ferrate.

Negli anni '30 iniziò l'importante periodo della costruzione delle vie ferrate di "grande respiro". La Società Alpinistica Trentina del CAI allestì il famosissimo "sentiero delle bocchette".

Queste evoluzioni, riferita alla preparazione di vie ferrate, subì nuovamente uno stop a causa della seconda guerra mondiale.

Le difficoltà del dopoguerra e l'inizio di una nuova era non permisero un normale ritorno alla costruzione di vie ferrate; basti pensare che per la realizzazione della vie ferrata degli Alleghesi sul Monte Civetta occorsero ben 17anni (dal 1949 al 1966). Attorno agli anni '70 si ripresero i vecchi itinerari, se ne costruirono di nuovi e la logica dell'attrazione turistica agevolò la possibilità di ottenere, dalle amministrazioni preposte, opportuni contributi per sopperire ai costi dei materiali utilizzati. Mentre molti itinerari ( ad esempio quelli nelle Dolomiti di Brenta) seguono cengie, risalgono colletti, sfruttano le fasce orizzontali delle ripide pareti e raramente raggiungono le cime, si fa strada una logica di sviluppo verticale degli itinerari che puntano, seguendo un itinerario che sappia offrire panorami e ambienti naturali di eccezione, alla vetta.

photo by guidedolomiti.comOggi sono ormai migliaia gli appassionati di questa attività che trovano, anno dopo anno, un miglioramento degli itinerari per ciò che riguarda l'attrezzatura infissa e per i materiali di auto-assicurazione utilizzati.

Si osserva in diverse aree, oltre a quelle Italiane( Alpi austriache - Alpi della Savoia - Alpi Svizzere ), uno sviluppo di itinerari che non sono più indirizzati alla vetta ma tendono alla verticalità ed allo strapiombo della parete modulando le difficoltà con un dosato impiego di funi, catene, pioli o scale.

Nelle gole di Briançon sono decine le vie ferrate che seguono pareti verticali, che salgono e scendono a sfiorare i torrenti, che attraversano con ponti, che mirano a pareti verticali e strapiombanti, ma che non raggiungono quasi mai la cima.

Un caso simile di via ferrata " di difficoltà" è certamente la via ferrata sul Monte Albano presso Mori (Tn) che segue un itinerario di scalata sino a qualche decennio fa frequentato da alpinisti provetti.

Va lasciata ad ogni ambiente e ad ogni alpinista la valutazione di quali e quante articolazioni filosofiche possono esprimersi dalla preparazione di una via ferrata, è certo che la mente umana, non avendo limiti, potrà sviluppare ancora straordinarie novità.

A tale proposito una curiosità è certamente data dalla costruzione di una via ferrata, ritenuta tra le più difficili delle Alpi allestita con un solo cavo d'acciaio (senza alcun appoggio o pioli artificiali) su un pilastro verticale completamente liscio di 110mt vicino al sentiero Kaiser Max presso Zierl.

Chissà dove arriverà la storia delle vie ferrate, ma è sicuro che il continuo aumento dei frequentatori è sinonimo di piacere ed in questo senso è interessante ricordare un aneddoto relativo alla risposta dell'Amico Reinhold Messner che alla domanda di cosa ne pensasse delle vie ferrate rispose : " vi ho incontrato talmente tante persone felici che devo esserne per forza a favore".