Agaro: storia del villaggio che non c'è più

AgaroStretto tra alti balzi rocciosi in cima a una parete quasi verticale tra la Valle Antigorio (famosa per gli Orridi di Uriezzo) e la Valle del Devero, in un luogo dove pareva impossibile la costruzione di un insediamento umano, sorgeva un tempo il piccolo villaggio di Agaro (Ager in lingua Walser) a quota 1561 metri (frazione di Premia - VB). Sorgeva, in quanto oggi questo microscopico comune non esiste più, dopo che nel 1938 fu interamente sommerso dalle acque per la costruzione di una diga da parte dell'Enel.

 

E' qui che possiamo ascoltare una delle storie più sconosciute delle nostre Alpi, lontano dalle località d'élite, dagli impianti di risalita, dal chiasso del turismo di massa. Agaro era stato fondato nel XIII secolo da coloni Walser provenienti da nord, sviluppandosi con gli anni e raggiungendo una popolazione di circa un centinaio di abitanti (ultimo censimento del contava circa 85 abitanti)

Lo stesso Agaro, Ausone, Salecchio e altre località alpestri vicine, erano feudo fin dal 1210 dei de Rodis-Baceno, famiglia di piccola nobiltà alpinaAgaro

La comunità era per forza di cose molto chiusa: gli abitanti si sposavano tra di loro, essendo molto difficile intrattenere contatti con l'esterno: la strada che collegava Agaro a Baceno era molto pericolosa, scavata nella roccia (ancora oggi percorribile), mentre verso nord i collegamenti con l'Alpe Devero e la val Formazza erano lunghi e spesso impraticabili durante l'inverno. Gli abitanti di Agaro vivevano del poco che avevano: formaggi, segale, patate e polenta; altri beni venivano scambiati con gli abitanti della Binntal, che si poteva raggiungere in molte ore di cammino attraverso il Passo dell'Arbola. Agaro, dal punto di vista amministrativo, si è sempre trovato in una posizione di frontiera: i primi statuti furono infatti concessi dalla Confederazione Svizzera durante il periodo medievale, garantendo al piccolo centro una certa autonomia amministrativa e stabilendo regole di comportamento, quali il divieto del taglio dei boschi in talune zone per proteggere le abitazioni dalle valanghe.

Nel 1938 l'Enel decise di utilizzare la valle di Agaro per la costruzione di una diga: il villaggio fu così costretto a spopolarsi, gli abitanti ricevettero un piccolo indennizzo e si trasferirono in altri paesi delle valli Antigorio e Formazza; la vallata fu invasa dalle acque e il villaggio sommerso.

 

Oggi è possibile raggiungere la diga di Agaro percorrendo la strada per l'Alpe Devero,  deviando a destra fino all'alpeggo di Ausone; qui si abbandona l'auto e ci si incammina lungo la galleria dell'Enel fino alla murata della diga; Agaro si può raggiungere anche salendo direttamente da Baceno lungo un sentiero estremamente panoramico, oppure scendendo dall'Alpe Pojala, collegata con l'Alpe Devero.

Agaro e Margone furono completamente sommersi, sono invece sopravvissuti Cologno, Costa e Pioda Calva.

In occasione del periodico svuotamento del lago artificiale, ancora oggi è possibile assistere alla ricomparsa delle rovine di Agaro, con le sue baite e le balme in pietra.

 

Una simile sorte toccò anche al Borgo di Movada, in Friuli Venezia Giulia, che venne completamente sommerso nei primi anni '50 e anche al piccolo paese di Stramentizzo in Val di Fiemme.