Il regno stregato del Delamis, leggende dolomitiche

Val Pusteria La leggenda narra che un ricco conte della Val Pusteria aveva preso come moglie una bellissima donna; i due potevano essere la coppia più felice del mondo se non fosse stato per l'incredibile gelosia dell'uomo.

Egli era talmente tanto geloso che fece costruire una torre sulla cima di una vetta nella quale rinchiuse la donna in modo che per la poveretta era impossibile dialogare con il mondo circostante.

Molto spesso il conte però partiva per lunghi viaggi, e lasciava la sua bella in custodia ad una nutrice, la quale odiava la moglie del conte e purtroppo neanche con lei aveva dei rapporti di dialogo.

Il conte decise di partire per la Germania, per uno dei suoi molteplici viaggi, stava cercando "l'arco d'ègues" una delle armi più potenti in circolazione, così partì abbandonando ancora una volta la moglie. Un giorno passò da quelle parti un venditore di gioielli, alla donna non interessava acquistare ma chiese all'uomo se conosceva "l'arco d'ègues", egli con grande sorpresa annuì aggiungendo che conosceva anche un minatore del Latemar che avrebbe potuto addirittura procuraglielo. La donna dopo aver udito queste parole fu felicissima, e pregò il venditore di procurargli al più presto quest' arma, dicendogli che era disposta a pagare qualsiasi cifra.

La perfida nutrice vide la donna che parlava con il forestiero, subito la minacciò di dirlo al conte, e quando il marito ne venne a conoscenza ebbe un impeto incontrollabile di rabbia, gettò la moglie in un burrone.

Qualche giorno dopo si presentò il venditore, l'uomo disse al conte che aveva procurato l'arma, ed egli rimase sbalordito chiedendo come faceva a sapere che voleva proprio quell'oggetto, così il venditore raccontò tutto e il conte capì di aver fatto una pazzia e corse a cercare almeno il corpo della sua povera moglie.

Disperato non la trovò ma vide due oscuri cavalieri in sella al loro cavallo che portavano con se una giovane donna, il conte non riuscì ad identificarli ma gli venne la curiosità di inseguirli. Prese un cavallo e dopo aver parlato con un'anziana signora, che gli descrisse il volto della donna. non ebbe più dubbi e capì che si trattava della sua bella, rapita da due oscuri cavalieri che avevano stregato la giovane portandola con loro. Il conte partì all'inseguimento, ma dopo diverse ore perse le tracce nel bel mezzo della pianura veneta.

Questa scoperta distrusse la vita del conte, che per continuare nelle sue vane ricerche fu costretto a vendere anche l'ultimo gioiello e finì in miseria. Ritornò nel suo paese di origine come pastore per poter mangiare qualche cosa, passò di fianco al “Bosco Ciada Delàmis”, un luogo popolato da stregone e spiriti maligni nel quale era proibito avventurarsi. L'uomo, però, dopo aver terminato il suo lavoro si convisse ad incamminarsi e dopo due ore di lavoro trovò una piccola abitazione nella quale lavorava in silenzio un falegname. L'uomo anche dopo il saluto del conte non rispose mai, tanto che provò ugualmente ad entrare nella case; qui si presentò un uomo dal viso poco rassicurante che era seduto all'interno di una stanza piena di libri. Il conte provò a spiegargli che stava cercando del lavoro e il padrone acconsentì dicendo che avrebbe dovuto curargli un tremendo ed inferocito orso ed un cavallo che non voleva bere; poi il padrone aggiunse che solo dopo aver guadagnato la sua fiducia l'animale avrebbe iniziato ad abbeverarsi.

Un giorno il severo padrone si allontanò, consegnando le chiavi di casa al conte e proibendogli tassativamente di utilizzare una delle chiavi che aprivano una stanza isolata e gli disse che se l'avesse fatto sarebbe morto. La casa nella notte si animava di strani rumori che parevano saltare ovunque come piccoli animaletti; il conte approfittò dell'assenza del padrone per cercare di capire da dove provenivano questi rumori e vide che le schegge del falegname di notte si trasformavano in tanti piccoli topi. L'uomo, armato di coraggio, decise di raggruppare questi frammenti di legno e di bruciarli; l'incantesimo che rendeva muto il falegname svanì di colpo e l'uomo lo ringraziò tantissimo per averlo liberato.

Gli raccontò che un anno prima gli abitanti della casa erano due stregoni, e un giorno li vide in compagnia di una donna; il più giovane di essi voleva rapirla e portarla con se, così lo stregone più anziano trasformò il giovane in un orso e la donna in un cavallo, poi versò una sostanza velenosa nella fontana che se fosse stata ingerita dal cavallo l'avrebbe fatto morire. L'uomo ricollegò la storia con la visione di ormai un anno prima e corse a dare da bere dell'acqua buona al povero cavallo.

Il conte non sapeva come liberare l'incantesimo così lesse su un grande libro che solo dei sassi potevano interrompere la maledizione. L'uomo non riuscendo a decifrare il messaggio provò ad aprire la stanza maledetta, al cui interno vi era un tavolo con una spada, delle noci, due specchi e alcuni gusci d'uovo. L'uomo coraggiosamente provò a rompere un guscio e immediatamente sentì la voce della donna che gli parlava, ma era riuscito a liberarne solamente l'anima che ora stava sulla criniera del cavallo, senza corpo. La donna gli disse che doveva prendere velocemente la spada, le noci e gli specchi; il conte ubbidì e i due fuggirono in sella al cavallo. Nel frattempo l'orso si era liberato e lo stregone aveva fatto rientro a casa, le due perfide figure iniziarono ad inseguire i fuggitivi e guadagnando terreno a vista d'occhio, la donna suggerì di gettare contro di loro le noci, il conte provò e si creo una montagna che rallentò gli inseguitori, dopo di che raggiunsero una valle deserta e ancora una volta la donna lo invitò a gettare lo specchio che creò un'enorme lago; ancora una volta il temibile orso attraversò lo specchio d'acqua.

Così il conte decise di affrontarlo direttamente, ma ogni tentativo fu vano, i colpi della spada rimbalzavano su lui senza ferirlo e nel frattempo raggiunse la donna. Il conte in preda al panico si ricordò delle parole del libro che gli dicevano di schiacciare con un sasso la testa dell'orso, e così fece ferendo successivamente il tremendo orso con la spada.

L'incantesimo si dissolse liberando la donna, che ritornò da lui bella come sempre. Il conte decise di ritornare nella sua valle d'origine anche per punire la tremenda nutrice, ma ancora una volta la moglie dal cuore tenero decise di cacciarla. La vecchia strega si rifugiò in una punta rocciosa sopra Falzarego, che oggi prende il nome appunto di “Sass de Stria” ovvero il Sasso della Strega.

I due sposi lasciarono la torre e ritornarono nella Val Pusteria, dove vissero a lungo in serenità.