Le Leggende della Valle del Bitto (So)

Le Leggende della Valle del Bitto

La Valle di Albaredo, nel cuore del Parco delle Orobie Valtellinesi, oltre che essere una vallata straordinariamente ricca dal punto di vista naturalistico, è anche scrigno segreto di numerose storie e leggende di Montagna.

Per voi abbiamo raccolto le più suggestive, che potrete leggere e condividere, che nella cultura popolare venivano raccontate per scongiurare o dare una motivazione agli eventi apparentemente inspiegabili che coinvolgevano la comunità.

 

La leggenda della Vegia Giosa:

Prima tra tutte la Vegia Gosa, corrispondente femminile dell’Homo Salvadego che è una figura tipica della Valle di Albaredo.

A differenzia però dell'Homo Salvadego, che è una figura positiva e portatore di buon auspicio, la Vegia Gosa viene invece associata alle streghe, se non accusata lei stessa di stregoneria.

La cultura popolare della Valle di Albaredo, celebra ogni 15 agosto, nella piazza cittadina, la riproduzione della Vegia Gosa che viene bruciata a mezzanotte, come gesto propiziatorio.

La Vegia Gosa viene raffigurata come un donnone, di altezza di circa 180 cm, vestita di soli stracci e abitante dei boschi.

L'arrivo della donna viene spesso anticipato ad un rantolo, dovuto al respiro strozzato che lei stessa emette.

Gli abitanti della Valle di Albaredo, conoscendo la presenza della Vegia Gosa, la rispettano e non la temono, tollerando la naturale presenza nei boschi...

In caso contrario, se mentre passeggiate al limitare dei pascoli vi sembrerà di sentire un respiro rauco, non voltatevi e cercate di allontanarvi il più velocemente possibile…

 

La leggenda delle streghe del bitto:

Il punto in cui le due valli del Bitto (Gerola e Albaredo) si congiungono, è stato teatro nei secoli scorsi, di misteriosi raduni di streghe, le così dette Streghe del Bitto.

Non lontano dal ponte di Bema e dal dosso Barnabà, fitti boschi ricoprono i versanti della montagna, un luogo apparentemente perfetto per festeggiamenti demoniaci e riti satanici, ed è proprio qui, a poca distanza dei centri abitati, che le Streghe del Bitto, si riunivano per invocare il demonio e sperimentare le loro oscure magie.

Stare lontano dai boschi però non bastava per stare al sicuro, perchè le streghe, anziane megere, percorrevano abitualmente le strette vie del paese, infastidendo proprio tutti, dai poveri ai ricchi, dagli adulti ai bambini.

Buona norma era cercare di tenerle il più distanti possibile, anche perchè, diventare i favoriti di quelle vecchie megere, era infatti una vera e propria sciagura!

Al giorno d'oggi, le così dette Streghe del Bitto non vengono più avvistate da diversi decenni, pare proprio che le vecchie megere abbiano deciso di abbandonare le due Valli del Bitto spostandosi altrove...

Ma chi lo sa, esse sono proprio imprevedibili e un giorno chissà, potrebbero ritornare....

 

La leggenda del ponte del diavolo:

Le due Valli del Bitto, ora facilmente collegate da una comoda strada asfaltata, erano un tempo molto complesse da attraversare. Prima di tutto era necessario oltrepassare un ponte fragile e rudimentale, il “Ponte della Sorte” e come se non bastasse, non era raro che figure maligne come lo stesso diavolo, si potessero presentare ai passanti spaventandoli e costringendoli ad arretrare.

Un giorno, tutto cioò avvenne al povero Don Carlo, che in una calda giornata estiva, si stava recando alla parrocchia di Bema in occasione della festa di San Rocco, per celebrare la ricorrenza.

Nel tragitto di andata, tutto andò perfettamente, nessun problema si manifestò all'uomo, ma al ritorno invece, qualche cosa cambiò.

Il Don si avviò che era pomeriggio inoltrato, verso ormai l'imbrunire, momento non certamente idoneo per affrontare un tale viaggio. L'uomo, che però paura non ne aveva, arrivò nei pressi del misterioso “Ponte della Sorte”, punto più delicato del viaggio, che era ormai buio e alcuni nuvoloni neri minacciosi di temporale, apparivano sopra di lui...

Quando fu davanti al ponte, ecco apparire una figura misteriosa, alta e dal fare austero, era proprio il diavolo!

Il misterioso sconosciuto si rivolse quindi direttamente al parroco dicendo: “Il ponte è scomparso, ma posso farti ugualmente passare dall’altra parte: ti basterà rivelarmi il nome del fedele più giovane che hai confessato questa mattina”.

Detto questo schioccò le dita e fece comparire un misterioso ponte, il Ponte del Diavolo!

Don Carlo però sapeva che non poteva rivelare il nome del giovane e che se l'avesse fatto, avrebbe coinvolto il ragazzo in chissà che girone infernale...

Dovette quindi giocare d'astuzia e decise di fare una richiesta lui stesso al diavolo: “ti chiedo per favore di oscurarmi il fiume Bitto in piena, solo così troverò il coraggio di attraversare il tuo ponte”.

Un nuovo schiocco di dita fece apparire una fitta nebbia, che oscurò completamente il ponte e tutta la vallata...

Il parroco, che conosceva perfettamente il percorso, si mise a correre e attraversò di sorpresa il ponte del diavolo, ma prima di proseguire il cammino verso il paese, disegnò per terra una grande croce.

Il diavolo, apparentemente disturbato dalla nebbia che lui stesso aveva creato, perse del tempo ma alla fine attraversò il suo ponte, ma quando vide la croce dovette fermarsi !

A questo punto il parroco era già fuggito e il diavolo non riuscì più a raggiungerlo!

Mi hai ingannato, cristiano!” gridò il Diavolo, in preda all’ira” e per questo maledico questi luoghi, e la colpa sarà tua: quando morirai, questa montagna crollerà!

Don Carlo non se ne curò e rassicurò i fedeli, non temete disse, non accadrà proprio un bel niente!

E così avvenne, dopo molti anni, alla morte del parroco, il ponte del diavolo rimase e nessun abitante non ebbe più paura ad attraversarlo.

 

La leggenda del Sassello:

Il Protagonista dell'ultima leggenda che anima la Valle del Bitto è quella di un pastore, un certo Dario Perlina di Talamona, detto Sassello. Il ragazzo, giovane sicuro e baldanzoso, una bella notte d'estate, aveva appena lasciato Albaredo per ritirare una forma di Bitto a Pedena (So).
Percorse prima il Sentiero nel bosco e successivamente l'antica Via Priula, che in quegli anni era percorsa dai viandanti.
Il Sassello passò proprio davanti ad una Cappelletta religiosa, preceduta da un masso enorme, la leggenda narra che chi non recitava una preghiera alla Madonna, si sarebbe visto schiacciare dall'enorme masso.
Il Sassello, che era si spavaldo ma non stupido, disse e la preghiera è proseguì incolume.
Grida di donne, minacciose e terribili riecheggiavano nell'oscurità del bosco, ma il Sassello non si fece intimorire e proseguì.
Arrivo alla Chiesetta della Madonna delle Grazie e mentre era intento a frugare nelle sue tasche per lasciare un offerta, gli apparse difronte una figura maestosa, adornata da un bagliore caldo e accecante.
IL Sassello rimase impietrito, spaventato e allo stesso tempo affascinato da questa apparizione.
Come se non bastasse la figura di quest'uomo si materializò in quella di un uomo anziano dal volto sicuro e rassicurante.
L'anziano prego il Sassello di aiutarlo a dire una messa all'interno della Chiesetta e il giovane così fece.
Ben presto alla messa arrivarono i fedeli, che però non avevano sembianze umane ma sembravano dei fantasmi, il Sassello si rese conto che erano i defunti.
Proseguí nel suo intento sempre più stupito e meravigliato.
Quando la messa finì, il Sassello stava per andarsene ma il vecchio sacerdote lo fermó e disse: come avrai capito ragazzo, quelle non erano vivi, ma anime di persone in purgatorio che ora grazie al tuo aiuto, andranno in paradiso...
Per riconoscenza anche tu andrai con loro.
Il giovane sempre più stupito, non vide l'ora di fare rientro a casa, per scoprire magari che tutto questo era solo un sogno.
Stava rientrando a casa, quando sul sentiero apparve una spaventosa creatura dalle sembianze metà umane e metà di caprone,il giovane capì che quello era il diavolo!
La creatura si rivolse al giovane, sbarrandogli la strada e pensando di terrorizzarlo, ma il Sassello senza paura gli rispose a tono. Il diavolo incredulo da questa reazione esclamò: e tu chi saresti?come osi rivolgerti così a me? Tu non sai chi sono io?

Il Sassello prontamente rispose: "Io sono uno che se ne va con le anime salvate in Paradiso"

Il diavolo, oltraggiato da questa reazione, esplose di rabbia e dal suo corpo scintille di fuoco si liberarono ovunque, fece un balzo e una gigantesca voragine nella terra lo inghiottì, andandosene per sempre.

Il giovane si sentiva stanchissimo, stremato e al limite delle forze. Quando arrivò davanti all'uscio di casa, bussò e i suoi amici, non lo riconobbero, gli dissero: e tu chi saresti? A quest'ora della notte?

Il ragazzo con debole veloce rispose e i ragazzi riconobbero la voce dell'amico Dario, ma le sue sembianze erano cambiate, era diventato un anziano.

Gli amici lo fecero entrare e il Sassello andò a coricarsi.

Il giorno dopo lo lasciarono dormire fino a mezzogiorno e quando andarono per svegliarlo, egli non si destò. Era andato in Paradiso, come gli aveva predetto il vecchio prete.

Questo era stato il suo premio per aver servito la Messa dei morti ed aver resistito alle tentazioni del demonio.


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