Timavo: il mistero del fiume fantasma

Timavo

 

Nell'estremo nord-est dell'Italia, dove con il passare dei secoli le acque hanno scolpito nel suolo quello che oggi è il Carso, scorre un fiume ricco di mistero: il Timavo, Reka in lingua slovena o Timava in Croato.

Apparentemente si tratta di un corso d'acqua come tanti altri, che nasce nei pressi del Monte Nevoso, in Croazia (a pochissimi km anche dal confine con la Slovenia), e attraversa una buona fetta di territorio sloveno arrivando nei pressi del confine italiano.

Proprio qui il suo scorrere si fa particolarmente interessante: nei pressi del villaggio di Vreme il Timavo precipita nella profondissima voragine delle Grotte di San Canziano ed inizia il suo percorso "fantasma": per oltre quaranta chilometri il fiume scorre nelle viscere della terra, centinaia di metri sotto il suolo del Carso.

 

Quale sia effettivamente il percorso seguito è ancora oggi un mistero, in quanto esistono solamente   poche "finestre" da cui è possibile accedere al condotto sotterraneo: l'Abisso del Trebiciano, l'Abisso dei Serpenti ed il Pozzo dei Colombi; per il resto, la linea seguita dal Timavo resta un mistero.

Dopo aver percorso oltre quaranta chilometri nel sottosuolo, il Timavo ricompare in territorio italiano nei pressi del paese di S. Giovanni in Duino con una grande risorgiva, da qui si dirige poi verso il Mare Adriatico nel Golfo di Trieste. Il brevissimo tratto, di appena due chilometri di distanza, lo rende anche il corso d'acqua più corto d'Italia.

 

Numerosi studiosi fin dall'antichità si sono occupati del Timavo, dando vita a numerosi miti e leggende ad esso collegati. Per esempio le popolazioni primitive erano rimaste affascinate da un corso d'acqua che sgorgava direttamente dalla terra, per questo motivo vennero venerate alcune divinità quali :Diomede, Ercole e Saturno.

Nel IV secolo con l'avvento del Cristianesimo venne anche costruita la prima cappella religiosa

 

Durante le varie osservazioni sul Fiume Timavo, si è inoltre scoperto che la quantità d'acqua che le risorgive italiane riportavano in superficie durante l'estate fosse a volte di gran lunga superiore a quella precipitata nella Grotta di san Canziano: da questo si dedusse che il fiume, durante la tratta sotterranea, fosse collegato attraverso gallerie con altri corsi d'acqua, tra cui per esempio l'Isonzo, del quale riceveva i surplus idrici durante i periodi di piena.

L'evolversi della speleologia, soprattutto nella zona del Carso, ha fatto si che l'interesse nei confronti del Timavo crescesse sempre di più già a partire dal XIX secolo, ma nonostante ciò il mistero riguardo al "fiume fantasma" resta ancora molto fitto.


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