Mattmark: una tragedia senza memoria

Tragedia Mattmark

Il disastro di Mattmark è un classico esempio di quelle storie tragiche andate perdute nel corso degli anni, vuoi per mancanza di memoria storica, vuoi per poco impegno di istituzioni e media nel mantenere vivo il ricordo.

Eppure in quel disastro morirono 56 italiani, lavoratori emigrati dalle terre più povere del nostro paese, e andati a trovare la morte tra le vette innevate della Svizzera.

Principalmente negli anni '60 la Svizzera ha infatti registrato una crescita senza precedenti, il bisogno di forza lavoro era sempre in aumento e copriva quasi il 50% dell'intero flusso migratorio italiano: più di 2 milioni e mezzo di persone impegnati principalmente nella costruzione di grandi opere.

 

Il 30 agosto 1956, i lavori per la costruzione della diga del Mattmark (la quale diventerà poi la più voluminosa della Svizzera), ai piedi del ghiacciaio dell'Allalin, vicino a Saas Fee (famosa stazione invernale), erano nel pieno del loro svolgimento: le ruspe ed i bulldozer scavavano la morena per ricavare spazio per l'enorme bacino che avrebbe portato energia elettrica a buona parte del Vallese (fino agli anni '60 in Svizzera le centrali idroelettriche furono quasi l'unica risorsa energetica)

Nel tardo pomeriggio, intorno alle 17.30, improvvisamente una parte del soprastante Ghiacciaio dell'Allalin si staccò precipitando a valle e travolgendo tutto quello che incontrava. Molte delle persone al lavoro al cantiere non si accorsero nemmeno di quello che stava succedendo, riuscirono a malapena ad udire il boato.

Il bilancio fu devastante: 88 vittime, di cui 56 italiani, tutti emigrati in cerca di lavoro e di un futuro migliore.

L'impatto sull'opinione pubblica fu davvero fortissimo: sia in Italia che in Svizzera lo sgomento portò alla luce un problema sociale che fino ad allora tendeva ad essere mascherato: quello appunto degli immigranti, che in questa occasione non si presentavano più solo come forza lavoro a basso costo, ma come esseri umani, partiti dalla loro casa e mai più ritornati.

"Si cercavano braccia, invece vennero uomini" scrisse Max Frisch, all'indomani del disastro.

In seguito alla tragedia si lavorò per 7 anni al fine di cercare i colpevoli di questa strage. L'istruttoria durò ben 7 anni e nel processo del 1972 i 17 imputati furono tutti prosciolti

Non solo: alle famiglie delle vittime, che avevano proposto l'appello, fu addebitata la metà delle spese processuali

 

Ma come spesso accade lo sdegno e la rabbia tendono ad affievolirsi con il tempo, soprattutto quando nessuno ha interesse a mantenere viva la memoria, a parte i familiari delle vittime; e così oggi il nome di Mattmark è conosciuto solo da qualche sci alpinista e rimane una parola senza significato per la maggioranza della popolazione, sebbene sia ancora attualissimo il dibattito sulle migrazioni e le tragedia che, inevitabilmente, sono ad esse collegate.


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