La Linea Cadorna

 

La Linea Cadorna, espressione comunemente utilizzata per denominare il "sistema difensivo italiano alla Frontiera Nord verso la Svizzera", è un insieme di fortificazioni e strutture militari costruite all'inizio del secolo scorso lungo la dorsale alpina dalla Valle d'Aosta fino alle Alpi Orobiche con lo scopo di proteggere la Pianura Padana ed in generale tutto il nord Italia (compresi i principali poli economici e produttivi: Torino, Milano e Brescia) da eventuali invasioni provenienti da Nord.

Vista delle fortificazioni della Linea Cadorna nei pressi del Rifugio Venini in Valle d'Intelvi

I resti di questa imponente opera sono ancora oggi ben visibili in numerose località, tuttavia per molti anni questo importante esempio di memoria storica è stato poco rivalutato, a differenza per esempio delle trincee dolomitiche o dell'Adamello.

Solamente negli ultimi decenni, grazie ad un intenso lavoro da parte di appassionati, esponenti del CAI, guide Alpine e con il sostegno delle Comunità Montane e di alcune istituzioni locali, è stato avviato un progetto di riqualificazione dell'intero percorso della Linea Cadorna, che al giorno d'oggi è un'interessantissima meta turistica per italiani e stranieri.


Fin dal 1862, subito dopo la nascita del Regno d'Italia, lo Stato Maggiore dell'Esercito Italiano si pose il problema di "difendere" i confini fortificandoli, in particolare quelli italo-elvetici.

Il progetto però rimase a lungo sulla carta a causa delle difficoltà finanziarie che per anni tormentarono il nuovo Stato

La costruzione della Linea Cadorna iniziò molto più tardi e precisamente nel 1915, ad opera del Generale Luigi Cadorna da cui prese appunto il nome, in un periodo in cui, visti gli equilibri politici europei molto fragili, si vedeva come fortemente possibile un'invasione del nord Italia da parte della Germania, sfruttando come corridoio la neutrale Svizzera.

Cadorna riprese quindi un vecchio progetto del 1882 e con le opportune modifiche, ordinò di allestire una imponente linea fortificata

Per questo motivo fu rilevata la necessità di rafforzare i confini con una lunga rete di fortificazioni, postazioni di artiglieria, ospedali da campo e numerose altre infrastrutture.

Linea Cadorna sul Monte Legnone 

La frontiera italo-svizzera venne divisa in 6 settori: Val D'Aosta, Sempione-Toce, Verbano-Ceresio, Ceresio-Lario, S.Lucio-S.Iorio e Mera-Adda.

Partendo dal Colle del Gran San Bernardo in val d'Aosta, la Linea Cadorna tocca poi la val d'Ossola nella zona tra Verbania e Ornavasso, per poi scendere verso il Lago Maggiore e le prealpi varesine, dove oggi nella zona del Monte Orsa, nei pressi di Porto Ceresio, sono stati ristrutturati e resi agibili agli escursionisti numerosi percorsi di trincea e postazioni di osservazione.

Spostandosi più ad est, oltre alle imponenti opere del Forte di Orino, sul Campo dei Fiori e a quelle del Monte Orsa e Monte Pravello nel Comune di Viggiù (Va), un'altra zona molto ricca di testimonianze è quella del Lago di Como, i cui crinali al confine con la Svizzera sono da sempre l'ultimo baluardo italiano esposto ad eventuali aggressioni da nord: ricordiamo qui le fortificazioni del Bisbino, del versante lombardo del Generoso, le mulattiere del Galbiga e gli appostamenti del Monte di Tremezzo.

Forte di Orino

Forte di Orino

Lungo le trincee della Linea Cadorna

Lungo le trincee della Linea Cadorna

Ingresso nella galleria delle Trincee della Linea Cadorna al Monte Orsa

Il Cannone della prima guerra mondiale, Monte Orsa

Infine, oltre la linea dell'Adda, la Linea Cadorna ingloba il Forte di Fuentes, a Colico, porta d'ingresso per la Valtellina, per poi passare dal Monte Legnone, in alta val Varrone, fino a scendere lungo il crinale orobico.

I "numeri" di questa imponente opera furono impressionanti :72 km di trincee, 88 postazioni di artiglierie (11 in caverna), 25.000 metri quadrati di baraccamenti, 296 chilometri di strade e 398 chilometri di mulattiere, per un costo di oltre 105 milioni di lire e il contributo di 40.000 uomini.


Ufficialmente, nonostante l'imponenza dell'opera, la Linea Cadorna non fu mai oggetto di vere e proprie battaglie, non potendo quindi dimostrare il suo potere difensivo.

Inoltre nel 1930 il Regime fascista incominciò la costruzione del Vallo Alpino e contestualmente deliberò dei lavori di manutenzione alle opere della Linea Cadorna.

L'unico episodio che la vide protagonista di scontri a fuoco avvenne durante la Seconda Guerra Mondiale, nel 1943 fu la battaglia di resistenza di S. Martino in Valcuvia, in provincia di Varese, in cui le truppe nazifasciste soffocarono la guerriglia partigiana.


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