Sono state elaborate nei giorni scorsi da un'apposita commissione regionale le tariffe che verranno applicate in Lombardia in caso di 
intervento dei soccorsi in zone di montagna, qualora venga rilevata "negligenza" da parte del soccorso.
A parte la genericità del concetto di "negligenza", introdotto dalla legge regionale 5 del 17/3, già oggetto di numerose discussioni, la diffusione del tariffario ha contribuito ad aumentare i malumori degli appassionati di montagna, essendo evidente la discriminazione nei loro confronti, rispetto a quanto succede per i soccorsi "in città".
Mentre infatti in caso di "negligenza" nelle aree di pianura (si pensi a stati di ebbrezza, alterazioni da droghe, semplici malori di stagione e chiamate del tutto immotivate di ambulanze) il servizio continua ad essere totalmente gratuito, nel caso degli interventi in quota i costi saranno così suddivisi: 50 euro all'ora in caso di intervento di un equipaggio di soccorritori accreditati; 70 euro all'ora nel caso intervenga anche un infermiere; 115 euro all'ora se si ha l'intervento di un medico di emergenza. Il tetto massimo di spesa sarà di 780 euro, mentre sono previste riduzioni del 30% per i residenti in Lombardia (un lombardo ha più diritti di negligenza di un piemontese?).
La speranza di un intervento contro gli abusi serio e generalizzato a tutti gli ambiti del soccorso sembra naufragare, con un evidente tentativo di etichettare gli escursionisti come "spericolati" nei confronti di chi invece non frequenta la montagna. Nonostante i malumori, la regione sembra intenzionata a proseguire su questa strada, mentre i mal di pancia nell'ambiente alpino aumentano, in virtù della discriminazione più che evidente.
Staremo a vedere come la legge verrà interpretata ed applicata.
