Il leopardo delle nevi, spettacolare animale, fu descritto dagli esploratori di un tempo come un essere quasi leggendario , su di lui per anni si ebbero solamente vaghe descrizioni.
Molti naturalisti ed avventurieri andarono spesso sulle sue tracce, tra questi troviamo sicuramente Peter Matthiessen, uno scrittore statunitense che con l'amico naturalista George Schaller, passò diversi mesi nel Dolpo, una delle regioni più remote del Nepal.
Interminabile e spettacolare fu la loro ricerca, al punto di portare lo scrittore alla stesura del suo libro intitolato “The Snow Leopard”,che per molti anni ha affascinato ed incuriosito milioni di persone.
Il leopardo delle nevi resta uno degli animali più rari da incontrare, dopo Schaller moltissimi naturalisti hanno provato a ritrarlo in immagini oppure filmarlo in qualche video, dedicando al progetto tantissime spedizioni che per la maggiore si sono rivelate buchi nell'acqua.
Oggi è presente in 12 paesi (Afghanistan, Bhutan, Cina, India, Kazakistan, Kirghizistan, Mongolia, Pakistan, Russia, Nepal, Tagikistan e Uzbekistan) ed è stato per moltissimi anni cacciato in quanto si rivelava potenzialmente pericoloso per gli allevamenti di bestiame; anche le sue ossa furono per anni utilizzate nella medicina tradizionale e le sue pelli per realizzare costosissime pellicce .
Nei primi anni del novecento venne identificato come specie autonoma, il suo temperamento l'ha reso estremamente resistente tanto da ambientarsi tranquillamente a quote elevate ( fino ai 6.000 mt ) ed ha abitudini di caccia prevalentemente notturne.
Le sue prede abituali sono l'argali ( un ovino selvatico), lo stambecco asiatico e il bharal, anche se arriva ad attaccare animali di grossa taglia come lo yak o il cervo.
Il suo fitto pelo, la sua pelliccia color grigio scuro e la lunga coda che può avvolgerlo come una calda sciarpa, permettono al leopardo delle nevi di adattarsi benissimo all'alta quota ed ai climi più freddi. Ottimamente dotato anche dal punto di vista fisico, ha a sua disposizione un'ampia cavità nasale che gli permette di scaldare l'aria incanalata e delle lunghe zampe posteriori per fare lunghi balzi.
Fin dal momento della sua scoperta è stato identificato come a rischio di estinzione, al giorno d'oggi le diverse aree protette del Karakorum e dell'Himalaya stanno tutelando la specie, facendo registrare segnali positivi sul suo ripopolamento.